Il pizzo è il gioiello tra i tessuti

Senza nulla togliere ai tessuti lisi o damascati, il pizzo per antonomasia è sinonimo di classicità, di eleganza, particolare rappresentante il bello in senso assoluto e indiscutibile,  tanto da  essere considerato il gioiello tra i tessuti ed elemento che renderà l’abito unico.

Quando si sceglie il vestito da sposa due sono i fattori che determinano l’effetto finale: il modello ed il tessuto. Si parte sempre dalla linea  dell’abito, che esalti al massimo la figura della sposa, mascherando eventualmente i difetti. Ma è la qualità del tessuto che determina la preziosità e la raffinatezza del tutto.  Assieme al ricamo è la forma di arricchimento del complemento tessile  più riconosciuta e di valore. Nella sua versione “handmade”, dati i costi, è ormai oggetto per una clientela ultra esclusiva, ma nelle versioni “a macchina” può essere alla portata di molti. Già nel 1939 Coco Chanel scriveva: “contrariamente a tanti altri elementi preziosi che, con l’evoluzione industriale, hanno perduto gran parte del loro carattere lussuoso, il pizzo, adattandosi alle esigenze economiche e industriali del nostro tempo, ha conservato le sue caratteristiche di eleganza preziosa, di leggerezza e di lusso”. A quasi un secolo di distanza questa frase rimase attualissima.

Le differenze tra il ricamo ed il pizzo (o merletto, sono sinonimi) sono tanto semplici quanto sostanziali: il ricamo, per essere eseguito, ha bisogno di un supporto esistente, il tessuto; il merletto invece nasce dal nulla, utilizzando solo il filo e gli attrezzi per poterlo eseguire come l’ago, il fusello etc.. Potremmo dunque semplificare il tutto nella definizione che il ricamo è una lavorazione sovrapposta e opaca mentre il pizzo è un’inserzione o un bordo “libero” e traforato che sostituisce una parte o l’intero tessuto.

Un po’ di storia

Il ricamo,  seppure con riferimenti tipologici molto vari nel tempo, è sempre esistito. Ad esempio nella versione a colore, con l’aggiunta di fili d’oro o d’argento, perle e pietre preziose, era appannaggio esclusivamente maschile nell’esecuzione, mentre la diffusione del ricamo in bianco parte  solo dal neoclassicismo settecentesco. Il merletto invece, nasce direttamente dallo sfilato ed ha un’origine quattrocentesca.

In pratica, la ricerca di tecniche ed effetti nuovi nel ricamo, nella sperimentazione rinascimentale di nuovi linguaggi, porta ad una sfilatura sempre più accentuata fra trama ed ordito del tessuto, per avere un maggior campo di intervento poi con la riempitura a ricamo dei vuoti; fino a che si intuisce che si può creare una nuova meraviglia “dal nulla” senza bisogno di supporto. Non è casuale il fatto che il reticello rappresenti la nascita del merletto ad ago e anche il punto di passaggio dalla tecnica dello sfilato al merletto vero e proprio.

Se facciamo riferimento a corredi importanti e nobiliari, il merletto diventa subito una voce irrinunciabile, insieme ai gioielli e considerato allo stesso modo, soprattutto come finitura di prassi intorno al collo e ai polsini delle maniche, sia nel costume femminile che in quello maschile; talmente importante, come identificazione di una classe sociale, da essere rappresentato anche su armature complete.

Va considerato, inoltre, che l’invenzione e l’esecuzione di un merletto rappresenta anche una delle pochissime attività artistiche a cui una donna del Rinascimento potesse effettivamente dedicarsi.

Il  merletto a seconda della diversa consistenza, struttura, zona geografica,  disegno ha un nome che lo caratterizza. tra questi i più famosi sono:

Pizzi Leavers
Caratterizzati da un elaboratissimo funzionamento a intrecci di trama e ordito, la capacità dei telai Leavers di lavorare con un numero molto elevato di fili fa sì che i pizzi che ne nascono si distinguano per l’alta definizione del disegno e una particolare finezza.

Pizzi Jacquard
Caratteristica comune a tutta questa famiglia di telai è il punto tricot da cui il pizzo nasce, un punto molto più semplice e veloce dell’intreccio di trama e ordito dei telai Leavers, ma da cui risulta un pizzo meno sottile, con un motivo meno definito, un fondo piuttosto uniforme e l’aspetto “piatto” privo di spessore. Negli ultimi anni ai telai jacquard sono state apportate numerose migliorie, ma non eguagliano la raffinatezza di un Leavers.

PIZZO a RETE: Pizzo composto da uno strato di rete o tulle interrotto da motivi decorativi a punti pieni.

PIZZO MACRAME’ o a RICAMO: Pizzo molto pesante a motivi pieni collegati tra loro con barrette di fili e grosse costolature (spesso sono ricamati su un fondo che si elimina per attacco chimico o per ritaglio). 

PIZZO SANGALLO: Tela di cotone impreziosita da disegni con ricami traforati e ricami pieni a rilievo. 

PIZZO RASCHEL o MECCANICO: Pizzi ordinari confezionati in maglia a catena con base tulle o rete, imitano i pizzi fatti a mano ma sono più grossolani rispetto ai pizzi a rete. 

PIZZO al TOMBOLO: Sono pizzi ottenuti intrecciando da 4 a 400 fili avvolti su fusi (bobine di legno) e secondo un disegno formato da spilli infilati su un tombolo. 

Noti pizzi al tombolo sono:

  • Di Bruxelles: Merletto ad ago contraddistinto da un particolare disegno di fiori e foglie. Realizzato con il punto chiamato punto de Bruxelles.
  • Di Chantilly: un tessuto di pizzo in seta.
  • Di Fiandra: Presenta decorazioni tessute, con effetto di lucido-opaco, ottenute con varie armature su fondo lucido, solitamente ad armatura raso. Sia in lino che fibre sintetiche per prodotti meno pregiati.
  • Valencienne: molto leggero, dall’aspetto velato, solitamente in lino.
  • Di Burano: il punto più famoso è a rosette, lavorato con piccoli fiori volanti e il punto controtagliato, utilizzato per ampie volute a rilievo nelle cordature di contorno.

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